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Insediata l’agenzia. L’authority c’è. Anzi, ci sarà

A Milano ha iniziato i suoi lavori l’organismo per il non profit. Quale potere e autorevolezza gli verrano attribuiti?

di Gabriella Meroni

Stavolta è vero. Dopo promesse, annunci, smentite e litigi su dove si sarebbe attrezzate la sala parto, finalmente l?Authority per le onlus è nata. O meglio, è stata insediata venerdì 8 marzo a Milano l?Agenzia per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, prevista dal decreto legislativo 460 del 1997 e quindi attesa da quasi 5 anni.
La cerimonia è stata formale, alla presenza di molte autorità tra cui il ministro del Welfare, Roberto Maroni con il sottosegretario Grazia Sestini; il ministro per la Salute, Girolamo Sirchia (uno dei fautori della sede milanese dell?Agenzia); il governatore Roberto Formigoni, la presidente della Provincia, Ombretta Colli e il sindaco Gabriele Albertini.
Attorno al grande tavolo degli uffici provvisori di via Dogana 4, a un passo da piazza Duomo (il palazzo che la ospiterà definitivamente, in via Rovello, sarà pronto, causa restauri, tra due anni) si sono così seduti i componenti dell?Agenzia, più il presidente, professor Lorenzo Ornaghi. In tutto 11, dopo che alla vigilia dell?insediamento era stato ?coperto? anche l?ultimo posto assegnato al rappresentante delle Regioni, che sarà l?assessore alle Politiche sociali del Veneto, Antonio De Poli.

Così parlò Maroni
Ma che compito avranno gli esperti? Al di là delle roboanti dichiarazioni degli intervenuti al ?battesimo?, tutte improntate a legittima soddisfazione e a granitica fiducia, non sono certo poche le incognite che si addensano sul futuro. Innanzittutto, quali reali funzioni avrà l?agenzia? Quali competenze specifiche, quali limiti? E poi: quanto potere e autorevolezza le verranno attribuiti? Quanto alle funzioni, alcuni punti fermi sembrano essere stati fissati dallo stesso Maroni: a regime, ha detto il ministro, l?agenzia dovrà realizzare studi, ricerche e pareri, sul terzo settore e sulle norme che lo regolano; porsi come interlocutore tra il mondo del non profit e i diversi livelli di governo del Paese; vigilare che gli organismi senza fini di lucro si comportino in modo coerente con le proprie finalità.
Ma Maroni non si è fermato qui, e scendendo sul terreno del peso politico dell?agenzia, ha avanzato l?ipotesi (o meglio la promessa) che essa si trasformi in breve tempo in una vera e propria authority, al pari di quelle sulle telecomunicazioni, sull?energia o sulla concorrenza. Un impegno non indifferente, quello assunto dal ministro, che però non è voluto scendere in particolari. «Troveremo le procedure giuridiche appropriate per farlo», ha risposto a chi gli faceva osservare che il passaggio da agenzia ad authority non è semplice, e soprattutto richiede fondi e strutture che al momento il neonato organismo non possiede, senza contare le ricorrenti polemiche sull?eccessivo numero di authority funzionanti nel nostro Paese. Quello dell?authority è però un nervo scoperto: se l?agenzia per le onlus non si evolverà in questa direzione, infatti, rischia di rimanere poco più che un consesso di benintenzionati con scarse possibilità sanzionatorie per chi dovesse essere ?beccato?nel bel mezzo di un?azione censurabile.

E sulle fondazioni
E rischierebbe così di non reggere il confronto con altre realtà simili che da tempo sono al lavoro negli altri Paesi europei, come per esempio la Charity Commission inglese, i cui verdetti in tema di trasparenza e onestà delle organizzazioni non profit hanno enorme valore, paragonabile a quello di una legge.
Seconda questione fondamentale, l?agenzia dovrà al più presto decidere se estendere le proprie competenze alla fetta più interessante dal punto di vista economico (e non solo) del non profit, e cioè alle fondazioni bancarie. Per ora nessuno sa se la squadra del professor Ornaghi potrà rivolgere la propria attenzione anche all?attività di questi enti, che gestiscono miliardi di euro da impiegare con finalità sociali. Ma ovviamente tutti sono interessati a saperlo: per questo sono in corso fitti colloqui presso il ministero del Welfare, e l?avvocato Salvo Pettinato ha già messo a punto un parere in materia, in cui si esprime a favore di un intervento dell?agenzia anche sulle fondazioni. Staremo a vedere. Infine, i primi segnali sull?autorevolezza pubblica che si attribuisce a questa futura authority non sembrano incoraggianti, visto che la notizia del suo insediamento, che riguarda l?intero Terzo settore italiano, e quindi qualcosa come 120mila organizzazioni e 5 milioni di persone, non è andata al di là delle cronache locali.
Intanto, gli 11 esperti sono già al lavoro sul primo incarico loro affidato dal ministero del Welfare, quello di esprimersi sulla legge che disciplinerà l?impresa sociale. Un incarico che però rischia di essere soltanto di prestigio, visto che uscirà postumo: molto tempo dopo, cioè, che la legge in questione verrà presentata e approvata, forse, in Consiglio dei ministri. Auguri, agenzia.

Ecco chi sono i componenti dell?Authority per il Terzo settore. Oltre a Lorenzo Ornaghi, presidente, ci sono Antonio De Poli (assessore Politiche sociali del Veneto), Salvo Pettinato (avvocato tributarista), Gian Paolo Barbetta (docente di economia politica all?Università Cattolica di Milano), Erminio Borloni (vicepresidente Federmanagement), Stefania Fuscagni (presidente -Cirs-Comitato per il reinserimento sociale), Arturo Iannaccone (segreteario regionale campano Ccd), Vera Slepoj (psicologa e assessore alla Sicurezza sociale a Padova), Gianmaria Galimberti (vicepresidente banca Credieuronord) e Mario Palmizio (ex parlamentare di Forza Italia).

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